Fatturazione elettronica: è conveniente ma non ancora diffusa
Fatturare di più. Meglio se in versione elettronica.
Perché la crescita della digitalizzazione dei processi tra le imprese passa anche attraverso lo scambio – con clienti e fornitori – di documenti in formato elettronico.
E se l’obbligo di fatturazione digitale nei confronti della pubblica amministrazione ha rappresentato una grande occasione di cambiamento per le imprese italiane, parlare di trasformazione digitale del settore è ancora prematuro.
Quali sono le motivazioni che impediscono alla imprese italiane di accelerare questo processo?
A guardare i dati dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano emerge un quadro ancora incerto: nel 2015 – secondo i dati più recenti che si hanno a disposizione - sono state inviate circa 80 milioni di fatture elettroniche tra le organizzazioni, una cifra irrisoria (circa l’8%) rispetto al totale di quelle scambiate in Italia (più o meno 1,3 miliardi).
In più dallo studio emerge che solo il 17% delle aziende si è adoperata per re-ingegnerizzare i processi di trasmissione delle fatture in chiave digitale.
Eppure i benefici che si possono ottenere passando da un processo tradizionale di trasmissione basato su carta a uno elettronico sono evidenti. Per chi, ad esempio, produce o riceve un volume di fatture superiori alle 3mila ogni anno può risparmiare tra i sette e gli undici euro a fattura. Un beneficio dovuto in larga parte alla riduzione dell’utilizzo di manodopera per almeno tre attività: 1) stampa e imbustamento; 2) gestione della relazione con il cliente; 3) gestione della conservazione, con relativo risparmio legato all’eliminazione dei costi di gestione dell’archivio cartaceo. Tuttavia, senza soffermarci ancora sui dettagli, è dimostrato che anche per volumi di fatturazione minore, ricorrere al digitale garantisce margini di risparmio significativi.
Per quale motivo, dunque, le imprese non riescono ancora a superare le cosiddette barriere alla digitalizzazione?
Secondo l’analisi dell’Osservatorio, tra le principali motivazioni ci sarebbero la resistenza al cambiamento e la mancanza di cultura (per il 67% del campione intervistato nella ricerca); una normativa complessa o poco chiara che regolamenta il settore (38%); oltre alla mancanza di tempo e risorse da dedicare ai progetti (37%).
La speranza è che un’inversione di tendenza possa scaturire anche dall’attuazione del Decreto Legislativo 127/2015 che dal primo gennaio 2017 ha introdotto la fatturazione elettronica anche tra privati.
In altre parole, per incentivare l’utilizzo di uno strumento utile a contrastare l’evasione fiscale, anche i titolari di Partite Iva potranno utilizzare la cosiddetta e-fattura, con la possibilità di usufruire di alcune semplificazioni fiscali.